In occasione dei quindici anni di fondazione, proponiamo
BIG BANG
L’inizio e la fine delle stelle
di e con Lucilla Giagnoni
21 MARZO ore 20.45
POLITEAMA MANERBIO
Ingresso: adulti 10 €, gratuito per i minori.
PREVENDITA E PRENOTAZIONI PRESSO IL TEATRO POLITEAMA DI MANERBIO, Piazza Bianchi, 2 – 25025 Manerbio (BS) tel. 030 9381567, NEGLI ORARI DI APERTURA per spettacolo.
PRESENTAZIONE: L’eterna domanda dell’individuo di fronte all’infinità, al mistero dell’universo, su su fino al momento dell’inizio: perché nella scoperta di come tutto potrebbe essere iniziato si potrebbero trovare indizi su come eventualmente finirà. In concreto chi si pone queste domande è una donna, una madre. Le risposte sono quelle della religione, la nostra tradizione biblica, in particolare i brani della Genesi che narrano la creazione; quelle della poesia e del teatro seguendo la visionarietà metafisica di Dante e la concretezza delle passioni umane in Shakespeare; infine quelle della scienza attraverso la figura di Einstein che in sé compendia le ricerche della fisica sull’infinitamente grande (relatività) e infinitamente piccolo (meccanica quantistica). Il percorso teatrale intreccia questi tre linguaggi, le loro risposte, si accosta il paradosso del gatto vivo gatto morto (meccanica quantistica) all’essere o non essere di Amleto; il tema del tempo viene esemplificato dall’ansiosa attesa di Giulietta; la materia oscura è anche nelle parole di Lady Macbeth e la luce è sostanza dell’ultima parte del canto 33o del Paradiso.
RECENSIONE Una grande Giagnoni alla conquista della luce Che coraggio, cara Lucilla Giagnoni. Il monologo Big Bang! È roba da far tremare i polsi di chiunque desideri raccontare su un palcoscenico la nascita e lo sviluppo del cosmo. Magari Piergiorgio Odifreddi ci imbandirebbe la sua sontuosa tavola di logico-matematico, ma un attore abituato a misurarsi con sentimenti ed emozioni, conflitti umani e voli fantastici, via, non è di tutti i giorni. E invece la Giagnoni, con il sostegno produttivo della Fondazione Teatro Piemonte Europa, la collaborazione di Maria Rosa Pantè, la consulenza di Alba Zanini, offre all’Astra fino a domenica una gloriosa eccezione. Mescolando l’esperienza privata con il sapere scientifico, le scritture bibliche della Genesi con la grande poesia, la Giagnoni racconta l’immenso involucro che ci contiene e gli sforzi compiuti dall’essere umano per dargli una spiegazione e trovargli un senso. Il suo discorso teatrale si snoda su tre elementi: la luce, il buio e il tempo. Ricorda l’infinito buio delle origini e la luce che all’improvviso (“fiat lux”) ha scardinato quella massa scura con i mondi e le galassie che formano il cosmo. L’estesissima materia che fa da faccia visibile all’antimateria è tenuta in equilibrio da leggi che hanno a che fare con l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. Ed ecco perciò Einstein con la legge della relatività, ecco Planck con la teoria dei quanti. Ed ecco come, in una specie di viaggio a ritroso, dall’infinitamente grande possiamo retrocedere all’infinitamente piccolo, anzi all’impensabilmente piccolo, ossia al nucleo che conteneva tutti i mondi possibili e la cui esplosione (“tutti i fotogrammi di un film proiettati contemporaneamente”) consente oggi alla Giagnoni di raccontare queste cose e a noi di ascoltarla. La nascita del cosmo è un enigma dal quale non è possibile evadere. Gli scienziati lo hanno posto al centro dei loro laboratori, ma anche i poeti si sono misurati con la fisicità che scivola nella spiritualità, con le tensioni interiori che rinviano alle tensioni stellari. La Giagnoni crea spazi per Dante e l’ultimo canto del Paradiso, e anche per Shakespeare, di cui evoca Amleto con il celebre monologo, Romeo e Giulietta, Macbeth. L’attrice dà molto e chiede molto. Si porta ai limiti della dicibilità teatrale e con questa sfida priva di toni intimidatori conduce il pubblico dentro i vertiginosi bagliori delle stelle. Osvaldo Guerrieri, La Stampa